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Dopo la crisi
Il medico del pronto soccorso deve mettere in atto tutte le misure terapeutiche per la gestione di una situazione potenzialmente a rischio per la vita che sopraggiunga nel corso della crisi, mediante il controllo delle vie aeree e il mantenimento di un’emodinamica efficace. Vanno ugualmente monitorate la glicemia capillare e la temperatura centrale. D’altra parte, nell’ambito di una crisi sintomatica, conviene trattare al più presto la causa sottostante.
La comparsa di una nuova crisi nel quadro di una crisi convulsiva isolata è statisticamente molto rara e quindi non vi sono misure terapeutiche specifiche da adottare. Tuttavia, in caso di crisi sintomatica o di malattia epilettica già presente, esiste un rischio importante di recidiva che va prevenuta. La
Consensus conference del 1991 raccomandava l’utilizzo del clobazam alla dose di 60 mg per via orale in una sola dose il 1° giorno, 40 mg il 2° giorno e quindi 20 mg/giorno fino a quando ritenuto opportuno dal neurologo.
[44] Tale posologia non è stata ridiscussa nella
Consensus conference del 2003.
[62] Peraltro, l’utilizzo del clobazam profilattico non è supportato da chiari dati in letteratura, ma fa parte della pratica clinica e la buona tolleranza del farmaco giustifica la raccomandazione attuale al suo impiego secondo la
Consensus conference del 1991.
[44] Pertanto, nell’epilettico noto, se non è possibile ottenere una consulenza neurologica, può essere prescritta una terapia preventiva con clobazam secondo lo stesso schema terapeutico. Nell’etilista cronico le misure terapeutiche non concernono la crisi in sé. Occorre prima di tutto trattare una sindrome da astinenza utilizzando di preferenza il lorazepam o, in mancanza di questo farmaco, il diazepam. L’istituzione di un trattamento anticonvulsivo di lunga durata è in generale controindicato nell’alcolista a causa della scarsa compliance.