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Stato di male epilettico
Si tratta di uno stato caratterizzato da una crisi epilettica che persiste sufficientemente a lungo o che si ripete a intervalli sufficientemente brevi da creare una condizione epilettica stabile e duratura. Il lasso di tempo che deve trascorrere perché si possa prendere in considerazione questo stato rimane variabile; in letteratura è compreso tra 5 e 30 min. Nel quadro delle crisi convulsive ripetitive, perché si possa parlare di stato di grande male, devono essersi verificate almeno due crisi convulsive accompagnate da un’alterazione intercritica della coscienza o da segni neurologici focali.
[58] In pratica, è lecito considerare come «minaccia di stato di grande male» qualsiasi crisi che duri più di 5 min.
[59] Vi sono numerosi aspetti clinici. La classificazione di Gastaut del 1983, derivata dalla classificazione delle crisi e ripresa nella Tabella 52.6 , rende conto di tale diversità clinica e ha il merito di essere di facile utilizzo.
[60] In effetti, in modo semplicistico, gli stati di male che pongono maggiori problemi prognostici sono spesso quelli più semplici dal punto di vista diagnostico. Se lo stato di male è convulsivo, che la crisi sia parziale o generalizzata, la prognosi è severa ma la diagnosi agevole. Queste crisi si esprimono soprattutto con gli stati di male generalizzati tonicoclonici. Se non trattate, possono evolvere verso una forma severa che testimonia un aggravamento della sofferenza cerebrale e segna il passaggio a una forma resistente. Le convulsioni divengono quindi intermittenti, irregolari, asimmetriche, si riducono in ampiezza e possono interessare solo il viso o le estremità (clonie del pollice o dell’alluce, delle palpebre ecc.). Esse possono inoltre limitarsi a brevi episodi di retroversione oculare, all’esacerbazione transitoria di un disturbo neurovegetativo o a contrazioni puntiformi del tono assiale. Le altre forme cliniche, meno frequenti, si verificano in contesti più specifici (stato di male parziale somatomotorio, forme toniche, cloniche ecc.). Per contro, gli stati di male non convulsivo sono di diagnosi più difficile ma presentano una prognosi migliore. Possono presentarsi sotto forme non confusionali con sintomi diversi (somatosensitivi, visivi, uditivi, psichici, vegetativi), o confusionali, di intensità e durata variabili.